Di seguito, troverete un elenco dettagliato e suddiviso per categorie patologiche delle principali procedure chirurgiche adottate in NEFROLOGIA
1. PROCEDURE VARIE
Accesso Vascolare per Dialisi
Definizione
L’accesso vascolare per dialisi è una procedura chirurgica che crea un punto di accesso ai vasi sanguigni, solitamente nel braccio, per consentire il prelievo e la restituzione del sangue durante l’emodialisi. Questo accesso deve essere in grado di sopportare ripetuti aghi e fornire un flusso sanguigno elevato per un’emodialisi efficace.
Indicazioni della procedura
L’accesso vascolare è necessario per i pazienti con insufficienza renale cronica che richiedono l’emodialisi. Le indicazioni specifiche includono:
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- Insufficienza renale allo stadio terminale: quando i reni non sono più in grado di filtrare il sangue in modo adeguato.
- Necessità di emodialisi a lungo termine: quando si prevede che il paziente richiederà l’emodialisi per un periodo prolungato.
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Descrizione della Tecnica della procedura
Esistono diversi tipi di accessi vascolari per dialisi, ognuno con una propria tecnica chirurgica:
1. Fistola artero-venosa (FAV):
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- Fase 1: Preparazione: Il chirurgo identifica un’arteria e una vena adatte nel braccio del paziente, solitamente l’arteria radiale e la vena cefalica. L’area viene pulita e anestetizzata localmente.
- Fase 2: Incisione: Il chirurgo esegue una piccola incisione sulla pelle per esporre l’arteria e la vena.
- Fase 3: Anastomosi: L’arteria e la vena vengono unite chirurgicamente (anastomosi), creando un passaggio diretto tra i due vasi. Questo fa sì che la vena si dilati e si rafforzi, diventando adatta per l’inserimento ripetuto degli aghi per dialisi.
- Fase 4: Chiusura: L’incisione viene chiusa con punti di sutura.
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2. Graft artero-venoso:
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- Fase 1: Preparazione: Simile alla FAV, il chirurgo identifica un’arteria e una vena adatte. L’area viene pulita e anestetizzata.
- Fase 2: Incisione: Vengono eseguite due piccole incisioni, una vicino all’arteria e una vicino alla vena.
- Fase 3: Inserimento del graft: Un piccolo tubo artificiale (graft) viene inserito sotto la pelle, collegando l’arteria alla vena.
- Fase 4: Chiusura: Le incisioni vengono chiuse con punti di sutura.
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3. Catetere venoso centrale:
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- Fase 1: Preparazione: Il chirurgo identifica una vena centrale di grosso calibro, solitamente la vena giugulare interna o la vena femorale. L’area viene pulita e anestetizzata.
- Fase 2: Inserimento del catetere: Un catetere viene inserito nella vena e fatto avanzare fino a raggiungere una vena centrale di grosso calibro vicino al cuore.
- Fase 3: Fissaggio: Il catetere viene fissato alla pelle con punti di sutura o un dispositivo di fissaggio.
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Applicazioni della procedura
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- Emodialisi: L’accesso vascolare consente ai pazienti con insufficienza renale di sottoporsi a emodialisi, un trattamento che filtra il sangue per rimuovere le tossine e i liquidi in eccesso.
- Altre terapie renali sostitutive: L’accesso vascolare può essere utilizzato anche per altre terapie renali sostitutive, come l’emofiltrazione e l’emodiafiltrazione.
Complicanze
Come ogni procedura chirurgica, l’accesso vascolare per dialisi può comportare alcune complicanze, tra cui:
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- Infezione
- Sanguinamento
- Trombosi (formazione di coaguli di sangue)
- Stenosi (restringimento del vaso sanguigno)
- Aneurisma (dilatazione del vaso sanguigno)
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È importante che i pazienti con accesso vascolare seguano attentamente le istruzioni del proprio medico per la cura e il monitoraggio dell’accesso, al fine di ridurre il rischio di complicanze.
Considerazioni aggiuntive
- La scelta del tipo di accesso vascolare dipende dalle condizioni individuali del paziente, come la salute dei vasi sanguigni e la durata prevista dell’emodialisi.
Angioplastica renale
Definizione
L’angioplastica renale, anche nota come angioplastica transluminale percutanea (PTA) renale, è una procedura minimamente invasiva utilizzata per dilatare un restringimento (stenosi) dell’arteria renale. L’arteria renale è il vaso sanguigno che trasporta il sangue al rene. Una stenosi dell’arteria renale può ridurre il flusso sanguigno al rene, causando ipertensione e, in alcuni casi, insufficienza renale.
Indicazioni della procedura
L’angioplastica renale è generalmente indicata nei pazienti con stenosi dell’arteria renale che presentano:
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- Ipertensione difficile da controllare: La stenosi dell’arteria renale può causare ipertensione resistente ai farmaci. L’angioplastica può aiutare a ridurre la pressione sanguigna e diminuire la necessità di farmaci antipertensivi.
- Insufficienza renale: La stenosi dell’arteria renale può compromettere la funzione renale. L’angioplastica può aiutare a migliorare la funzione renale e rallentare la progressione dell’insufficienza renale.
- Sintomi di ischemia renale: La stenosi dell’arteria renale può causare dolore al fianco, affaticamento e perdita di peso. L’angioplastica può aiutare ad alleviare questi sintomi.
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Descrizione della Tecnica della procedura
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- Accesso vascolare: La procedura viene eseguita in anestesia locale. Un catetere viene inserito in un’arteria, solitamente nell’arteria femorale all’inguine.
- Angiografia: Attraverso il catetere, viene iniettato un mezzo di contrasto nell’arteria renale. Questo permette al medico di visualizzare l’arteria e la stenosi tramite radiografia.
- Posizionamento del palloncino: Un catetere a palloncino viene fatto avanzare attraverso il catetere guida fino alla stenosi dell’arteria renale.
- Dilatazione: Il palloncino viene gonfiato ad alta pressione per dilatare la stenosi.
- Stenting (opzionale): In alcuni casi, può essere posizionato uno stent (una piccola rete metallica) all’interno dell’arteria per mantenere la pervietà del vaso.
- Rimozione del catetere: Il catetere viene rimosso e viene applicata una pressione sul sito di inserzione per prevenire sanguinamento.
Applicazioni della procedura
L’angioplastica renale è una procedura efficace per il trattamento della stenosi dell’arteria renale. Può aiutare a:
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- Ridurre la pressione sanguigna
- Migliorare la funzione renale
- Alleviare i sintomi di ischemia renale
- Ridurre la necessità di farmaci antipertensivi
- Rallentare la progressione dell’insufficienza renale
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Complicanze:
Come ogni procedura medica, l’angioplastica renale comporta alcuni rischi, tra cui:
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- Sanguinamento
- Infezione
- Danni all’arteria renale
- Insufficienza renale
- Reazione allergica al mezzo di contrasto
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Conclusioni
L’angioplastica renale è una procedura sicura ed efficace per il trattamento della stenosi dell’arteria renale. È una procedura minimamente invasiva che può aiutare a migliorare la qualità della vita dei pazienti con ipertensione e insufficienza renale.
Posizionamento di stent renale
Definizione
Il posizionamento di stent renale, ovvero posizionamento di stent ureterale, è una procedura minimamente invasiva utilizzata in nefrologia per garantire il libero flusso di urina dal rene alla vescica. Uno stent renale è un piccolo tubo sottile, in genere fatto di materiale biocompatibile come silicone o poliuretano, che viene inserito nell’uretere per mantenerlo aperto.
Indicazioni della procedura
Il posizionamento di stent renale è indicato in diverse situazioni cliniche, tra cui:
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- Ostruzione delle vie urinarie: calcoli renali, tumori, stenosi (restringimenti) dell’uretere, coaguli di sangue, compressioni esterne (ad esempio da masse addominali).
- Dopo interventi chirurgici: per facilitare il drenaggio dell’urina dopo interventi chirurgici ai reni, all’uretere o alla vescica.
- Colica renale: per alleviare il dolore e prevenire complicazioni in pazienti con colica renale causata da un’ostruzione.
- Idronefrosi: per drenare l’urina in caso di idronefrosi (dilatazione del rene) causata da un’ostruzione.
- Ematuria: per controllare il sanguinamento delle vie urinarie in alcuni casi.
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Descrizione della Tecnica della procedura
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- Preparazione: Il paziente viene generalmente sottoposto ad anestesia locale o, in alcuni casi, ad anestesia generale o spinale. Viene somministrata una profilassi antibiotica per ridurre il rischio di infezioni.
- Cistoscopia: Un cistoscopio, un sottile strumento dotato di telecamera, viene inserito attraverso l’uretra fino alla vescica.
- Inserimento dello stent: Sotto visione diretta tramite il cistoscopio, un filo guida viene fatto avanzare fino al rene attraverso l’uretere. Lo stent viene quindi inserito lungo il filo guida fino a raggiungere la posizione desiderata, con un’estremità nel rene e l’altra nella vescica.
- Verifica del posizionamento: Il corretto posizionamento dello stent viene verificato tramite fluoroscopia (raggi X).
- Conclusione: Il cistoscopio e il filo guida vengono rimossi. In alcuni casi, potrebbe essere necessario lasciare un catetere vescicale per un breve periodo.
Applicazioni della procedura
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- Temporanea: Lo stent può essere rimosso dopo un breve periodo, ad esempio dopo la risoluzione di un’ostruzione o la guarigione da un intervento chirurgico.
- Permanente: In alcuni casi, lo stent può essere lasciato in sede a lungo termine, ad esempio in pazienti con stenosi ureterali croniche o tumori inoperabili.
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Possibili complicanze:
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- Infezioni delle vie urinarie
- Ematuria (sangue nelle urine)
- Dolore
- Migrazione dello stent
- Incontinenza urinaria
- Formazione di incrostazioni sullo stent
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È importante sottolineare che le complicanze sono rare e che la maggior parte dei pazienti tollera bene la procedura di posizionamento dello stent renale.
Informazioni aggiuntive
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- La durata della procedura varia in genere dai 15 ai 30 minuti.
- La degenza ospedaliera è solitamente breve, spesso il paziente può essere dimesso il giorno stesso o il giorno successivo.
- Dopo la procedura, il paziente potrebbe avvertire un lieve fastidio durante la minzione o un bisogno più frequente di urinare. Questi sintomi sono generalmente transitori.
- Il medico fornirà al paziente istruzioni specifiche sulle cure post-operatorie, tra cui l’assunzione di farmaci e le eventuali restrizioni di attività.
Biopsia renale percutanea
Definizione
La biopsia renale percutanea è una procedura diagnostica minimamente invasiva che prevede l’inserimento di un ago sottile attraverso la cute, nei muscoli della schiena e nel rene, al fine di prelevare un piccolo campione di tessuto renale per l’esame al microscopio.
Indicazioni della Procedura
La biopsia renale percutanea è indicata in una varietà di situazioni cliniche, tra cui:
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- Sindrome Nefritica: Presenza di sangue nelle urine (ematuria), proteine nelle urine (proteinuria) e/o alterazioni della funzionalità renale.
- Sindrome Nefrosica: Perdita massiva di proteine nelle urine (proteinuria), bassi livelli di proteine nel sangue (ipoalbuminemia) e gonfiore (edema).
- Insufficienza Renale Acuta: Rapido declino della funzionalità renale.
- Insufficienza Renale Cronica: Perdita progressiva e irreversibile della funzionalità renale.
- Trapianto Renale: Monitoraggio della funzionalità del rene trapiantato e diagnosi di rigetto o altre complicanze.
- Glomerulonefriti: Infiammazione dei glomeruli, le unità filtranti del rene.
- Nefropatie Tubulointerstiziali: Infiammazione dei tubuli renali e dell’interstizio.
- Malattie Renali Rare: Diagnosi di malattie renali meno comuni.
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Descrizione della Tecnica della Procedura
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Preparazione:
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- Il paziente viene sottoposto ad esami del sangue per valutare la coagulazione e la funzionalità renale.
- Viene eseguita un’ecografia o una TAC per localizzare i reni e identificare la zona migliore per il prelievo bioptico.
- Il paziente viene posizionato prono (a pancia in giù) su un lettino, con un cuscino sotto l’addome per esporre meglio la zona lombare.
- La cute nella zona del prelievo viene disinfettata e viene somministrata anestesia locale.
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Inserimento dell’ago:
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- Sotto guida ecografica o TAC, l’ago da biopsia viene inserito attraverso la cute e i muscoli della schiena fino a raggiungere il rene.
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Prelievo del campione:
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- Una volta che l’ago è in posizione, viene attivato un meccanismo a molla che fa scattare l’ago in avanti, prelevando un piccolo campione di tessuto renale.
- Di solito vengono prelevati due o tre campioni per garantire una diagnosi accurata.
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Rimozione dell’ago e medicazione:
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- L’ago viene rimosso e viene applicata una medicazione compressiva sulla zona del prelievo.
- Il paziente viene monitorato per alcune ore per eventuali complicanze, come sanguinamento o dolore.
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Applicazioni della Procedura
La biopsia renale percutanea fornisce informazioni cruciali per la diagnosi e la gestione di diverse malattie renali. Permette di:
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- Identificare la causa esatta di una malattia renale.
- Valutare la gravità del danno renale.
- Guidare la scelta del trattamento più appropriato.
- Monitorare l’evoluzione della malattia renale nel tempo.
- Valutare la risposta al trattamento.
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Complicanze:
La biopsia renale percutanea è generalmente una procedura sicura, ma come ogni intervento medico, comporta alcuni rischi. Le complicanze più comuni includono:
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- Sanguinamento: Ematuria macroscopica (sangue visibile nelle urine) o formazione di un ematoma attorno al rene.
- Dolore: Dolore nella zona del prelievo, di solito controllabile con analgesici.
- Infezione: Rara, ma possibile.
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Conclusioni
La biopsia renale percutanea è una procedura diagnostica fondamentale in nefrologia. Fornisce informazioni essenziali per la diagnosi, la prognosi e il trattamento di numerose malattie renali. Sebbene comporti alcuni rischi, la procedura è generalmente sicura se eseguita da personale esperto e con le opportune precauzioni.
Posizionamento di catetere per dialisi peritoneale
Definizione
Il posizionamento di un catetere per dialisi peritoneale è una procedura chirurgica che prevede l’inserimento di un tubo flessibile (catetere) nell’addome del paziente. Questo catetere permette di introdurre e drenare un liquido sterile (dializzato) nella cavità peritoneale, la membrana che riveste gli organi addominali, per filtrare il sangue e rimuovere le tossine in caso di insufficienza renale.
Indicazioni della procedura
Questa procedura è indicata per i pazienti con insufficienza renale cronica che scelgono la dialisi peritoneale come trattamento. Le ragioni per preferire la dialisi peritoneale alla emodialisi possono essere molteplici, tra cui:
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- Maggiore autonomia e flessibilità: La dialisi peritoneale può essere eseguita a casa, consentendo ai pazienti di mantenere un maggiore controllo sul proprio trattamento e sulla propria vita quotidiana.
- Preservazione della funzionalità renale residua: La dialisi peritoneale può aiutare a preservare la funzione renale residua più a lungo rispetto all’emodialisi.
- Migliore tollerabilità: Alcuni pazienti possono trovare la dialisi peritoneale più tollerabile rispetto all’emodialisi, che può causare fluttuazioni significative nella pressione sanguigna e altri effetti collaterali.
- Controindicazioni all’emodialisi: Alcuni pazienti possono presentare controindicazioni all’emodialisi, come ad esempio problemi di accesso vascolare o instabilità cardiovascolare.
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Descrizione della Tecnica della procedura
Esistono diverse tecniche per il posizionamento del catetere per dialisi peritoneale, tra cui la tecnica chirurgica “aperta” e la tecnica laparoscopica. Di seguito è descritta la tecnica chirurgica “aperta”:
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- Preparazione: Il paziente viene sottoposto ad anestesia locale o generale. La cute dell’addome viene disinfettata e viene posizionato un telo sterile.
- Incisione: Viene praticata una piccola incisione nella parete addominale, generalmente al di sotto dell’ombelico.
- Creazione del tunnel sottocutaneo: Viene creato un tunnel sottocutaneo per il passaggio del catetere, dalla incisione addominale fino ad un punto di uscita a circa 5-10 cm di distanza.
- Inserimento del catetere: Il catetere viene inserito nella cavità peritoneale attraverso l’incisione addominale e fatto passare attraverso il tunnel sottocutaneo.
- Fissaggio del catetere: La parte interna del catetere viene posizionata e fissata all’interno della cavità peritoneale, mentre la parte esterna viene fissata alla cute con punti di sutura.
- Chiusura dell’incisione: L’incisione addominale viene chiusa con punti di sutura.
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Applicazioni della procedura
La principale applicazione di questa procedura è il trattamento dell’insufficienza renale cronica mediante dialisi peritoneale. La dialisi peritoneale può essere utilizzata come trattamento a lungo termine o come terapia ponte in attesa di un trapianto di rene.
Complicanze:
Come ogni procedura chirurgica, il posizionamento del catetere per dialisi peritoneale può comportare alcune complicanze, tra cui:
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- Infezioni: Infezione del sito di uscita del catetere o peritonite (infezione della cavità peritoneale).
- Ostruzione del catetere: Ostruzione del catetere dovuta a fibrina, coaguli di sangue o aderenze.
- Perdita di liquido dializzato: Perdita di liquido dializzato dal sito di uscita del catetere o da altre aree dell’addome.
- Ernie: Formazione di ernie nella zona dell’incisione chirurgica.
- Sanguinamento: Sanguinamento durante o dopo la procedura.
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Conclusioni
Il posizionamento di un catetere per dialisi peritoneale è una procedura chirurgica sicura ed efficace per il trattamento dell’insufficienza renale cronica. La scelta tra dialisi peritoneale ed emodialisi dipende da diversi fattori, tra cui le condizioni cliniche del paziente, le sue preferenze e il suo stile di vita. È importante discutere con il proprio medico i rischi e i benefici di ciascuna opzione di trattamento per prendere una decisione informata.
Protesi artero-venosa
Definizione
Una protesi artero-venosa (FAVp) è un accesso vascolare artificiale creato chirurgicamente per facilitare l’emodialisi in pazienti con insufficienza renale cronica. La procedura prevede l’interposizione di un condotto sintetico biocompatibile tra un’arteria e una vena, solitamente nell’arto superiore. Questo crea un flusso sanguigno ad alta velocità nella vena, rendendola più spessa e robusta, ideale per ripetuti accessi con aghi per emodialisi.
Indicazioni della Procedura
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- Insufficienza renale cronica: La FAVp è indicata per pazienti con insufficienza renale cronica che richiedono emodialisi a lungo termine.
- Vasi sanguigni inadeguati: Quando le vene del paziente non sono adatte per la creazione di una fistola artero-venosa nativa (FAVn), la FAVp offre un’alternativa.
- Fallite FAVn: In caso di fallimento o complicanze di una FAVn preesistente, la FAVp può essere una soluzione.
- Accesso immediato: In situazioni di emergenza, la FAVp può fornire un accesso vascolare immediato per l’emodialisi.
Tecnica della Procedura
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Pianificazione preoperatoria:
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- Valutazione clinica del paziente, inclusi esami del sangue, ecografia e angiografia per valutare la vascolarizzazione.
- Scelta del sito di impianto (solitamente avambraccio o braccio) e del tipo di protesi in base alle caratteristiche del paziente.
- Anestesia locale o regionale.
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Esposizione chirurgica:
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- Incisione cutanea per esporre l’arteria e la vena selezionate.
- Isolamento e preparazione dei vasi sanguigni.
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Impianto della protesi:
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- Anastomosi (connessione) della protesi all’arteria, solitamente l’arteria brachiale o radiale.
- Anastomosi della protesi alla vena, spesso la vena cefalica o basilica.
- La protesi può essere posizionata in configurazione dritta, a loop o a spirale.
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Chiusura della ferita:
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- Sutura dei tessuti sottocutanei e della pelle.
- Medicazione sterile.
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Applicazioni della Procedura
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- Emodialisi: La FAVp è la principale applicazione, fornendo un accesso vascolare affidabile per l’emodialisi a lungo termine.
- Aferesi: La FAVp può essere utilizzata per procedure di aferesi terapeutica, come la plasmaferesi.
- Altre procedure: In rari casi, la FAVp può essere utilizzata per l’accesso vascolare in altre procedure mediche, come la somministrazione di farmaci o la nutrizione parenterale.
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Considerazioni Postoperatorie
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- Maturazione: La FAVp richiede un periodo di maturazione di alcune settimane prima di poter essere utilizzata per l’emodialisi. Durante questo periodo, la vena si adatta al flusso sanguigno aumentato.
- Monitoraggio: È necessario un attento monitoraggio della FAVp per rilevare eventuali complicanze, come infezioni, trombosi o stenosi.
- Cura della FAVp: I pazienti devono essere istruiti sulla cura della FAVp, inclusi il controllo del polso, l’igiene e la prevenzione dei traumi.
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Complicanze
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- Infezione: L’infezione della FAVp è una complicanza grave che richiede un trattamento antibiotico.
- Trombosi: La formazione di un coagulo di sangue nella FAVp può bloccare il flusso sanguigno e richiedere un intervento.
- Stenosi: Il restringimento della FAVp può ridurre il flusso sanguigno e compromettere la sua funzionalità.
- Sindrome da furto: In rari casi, la FAVp può causare una riduzione del flusso sanguigno alla mano, con conseguente dolore, pallore e intorpidimento.
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Conclusioni
La FAVp è una procedura chirurgica essenziale per i pazienti con insufficienza renale cronica che necessitano di emodialisi. Offre un accesso vascolare affidabile e duraturo, ma richiede un’attenta pianificazione, esecuzione e monitoraggio per minimizzare le complicanze e garantire il successo a lungo termine.
2. TRAPIANTO RENALE E ALTRE PROCEDURE
Trapianto renale
Definizione
Il trapianto renale è una procedura chirurgica che consiste nella sostituzione di un rene malato con un rene sano proveniente da un donatore, deceduto o vivente. Questa procedura è considerata la terapia di elezione per l’insufficienza renale terminale, in quanto offre una migliore qualità di vita e una maggiore sopravvivenza rispetto alla dialisi.
Esistono due tipi principali di trapianto renale:
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- Trapianto da donatore deceduto: Il rene proviene da una persona deceduta che ha espresso la volontà di donare i propri organi.
- Trapianto da donatore vivente: Il rene proviene da un familiare, un amico o un volontario in buona salute compatibile con il ricevente.
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Indicazioni della procedura
Il trapianto renale è indicato per pazienti con insufficienza renale cronica allo stadio terminale (ESRD), ovvero quando la funzionalità renale è inferiore al 15%.
Controindicazioni:
Esistono diverse condizioni che possono rendere un paziente non idoneo al trapianto, tra cui:
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- Assolute:
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- Malattie maligne attive
- Grave malattia cardiovascolare
- Infezioni croniche non trattabili
- Abuso di sostanze attive
- Mancata aderenza alla terapia medica
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- Relative:
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- Età avanzata
- Obesità grave
- Diabete mellito scompensato
- Malattie psichiatriche
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- Assolute:
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Descrizione della Tecnica della procedura
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- Prelievo del rene:
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- Nel caso di donatore deceduto, il rene viene prelevato durante un intervento chirurgico.
- Nel caso di donatore vivente, il prelievo avviene tramite un intervento laparoscopico o con chirurgia robotica, minimizzando l’invasività.
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- Preparazione del ricevente:
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- Il paziente viene sottoposto ad anestesia generale.
- Viene praticata un’incisione nell’addome inferiore, solitamente sul lato destro.
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- Impianto del rene:
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- Il rene del donatore viene posizionato nella fossa iliaca del ricevente.
- Vengono collegati i vasi sanguigni del rene del donatore all’arteria e alla vena iliaca del ricevente.
- L’uretere del rene del donatore viene collegato alla vescica del ricevente.
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- Chiusura dell’incisione:
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- L’incisione viene chiusa con suture o punti metallici.
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- Prelievo del rene:
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Applicazioni della procedura
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- Miglioramento della qualità di vita: Il trapianto renale consente ai pazienti di liberarsi dalla dialisi, migliorando significativamente la loro qualità di vita.
- Maggiore sopravvivenza: I pazienti trapiantati hanno una maggiore aspettativa di vita rispetto ai pazienti in dialisi.
- Riduzione dei costi sanitari: A lungo termine, il trapianto renale è più economico della dialisi.
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Complicanze:
Come ogni intervento chirurgico, il trapianto renale comporta alcuni rischi, tra cui:
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- Rifiuto del rene: Il sistema immunitario del ricevente può riconoscere il rene del donatore come estraneo e attaccarlo. Per prevenire il rigetto, i pazienti devono assumere farmaci immunosoppressori per tutta la vita.
- Infezioni: I pazienti trapiantati sono più suscettibili alle infezioni a causa dei farmaci immunosoppressori.
- Complicanze vascolari: Possono verificarsi problemi con i vasi sanguigni collegati al rene trapiantato, come trombosi o stenosi.
- Complicanze urologiche: Possono verificarsi problemi con l’uretere o la vescica, come ostruzione o perdite.
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Follow-up
Dopo il trapianto, i pazienti vengono seguiti attentamente per monitorare la funzionalità del rene trapiantato e per gestire eventuali complicanze. I controlli includono esami del sangue, esami delle urine, visite mediche e biopsie renali.
Conclusioni
Il trapianto renale è una procedura chirurgica complessa ma efficace per il trattamento dell’insufficienza renale terminale. Offre ai pazienti una migliore qualità di vita e una maggiore sopravvivenza rispetto alla dialisi. Tuttavia, è importante essere consapevoli dei rischi e delle complicanze associate alla procedura.
Pieloplastica
La pieloplastica è una procedura chirurgica utilizzata in nefrologia per correggere una stenosi del giunto pielo-ureterale (GPU), ovvero un restringimento anomalo del punto di connessione tra la pelvi renale (la struttura a forma di imbuto che raccoglie l’urina prodotta dal rene) e l’uretere (il condotto che trasporta l’urina dal rene alla vescica).
Questa ostruzione può impedire il corretto deflusso dell’urina dal rene, causando una serie di problemi come:
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- Idronefrosi: dilatazione della pelvi renale e dei calici renali.
- Dolore al fianco: spesso intermittente e di tipo colico.
- Infezioni del tratto urinario: ricorrenti o croniche.
- Calcoli renali: formazione di calcoli a causa del ristagno di urina.
- Danno renale: progressivo e irreversibile, fino all’insufficienza renale.
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Indicazioni della procedura
La pieloplastica è indicata nei casi di stenosi del GPU sintomatica, ovvero quando l’ostruzione causa problemi come quelli sopra elencati. La decisione di intervenire chirurgicamente dipende da diversi fattori, tra cui:
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- Gravità dei sintomi: frequenza e intensità del dolore, ricorrenza delle infezioni, ecc.
- Grado di idronefrosi: entità della dilatazione della pelvi renale.
- Funzionalità renale: capacità del rene di filtrare il sangue e produrre urina.
- Età e condizioni generali del paziente: presenza di altre patologie, rischi anestesiologici, ecc.
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Tecnica della procedura
La pieloplastica può essere eseguita con diverse tecniche chirurgiche:
1. Pieloplastica a cielo aperto:
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- È la tecnica tradizionale, oggi meno utilizzata a causa della sua invasività.
- Prevede un’incisione addominale di diversi centimetri per accedere direttamente al rene e all’uretere.
- È riservata a casi complessi o quando le altre tecniche non sono applicabili.
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2. Pieloplastica laparoscopica:
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- È una tecnica mini-invasiva che prevede l’inserimento di strumenti chirurgici e di una telecamera attraverso piccole incisioni addominali.
- Offre diversi vantaggi rispetto alla chirurgia a cielo aperto, come minor dolore postoperatorio, ridotta degenza ospedaliera e migliori risultati estetici.
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3. Pieloplastica robotica:
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- È la tecnica più moderna e avanzata, che utilizza un sistema robotico controllato dal chirurgo.
- Offre una maggiore precisione e destrezza rispetto alla laparoscopia, consentendo di eseguire interventi più complessi con minor invasività.
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Indipendentemente dalla tecnica utilizzata, la pieloplastica prevede i seguenti passaggi:
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- Identificazione e isolamento del GPU: il chirurgo individua il punto di restringimento tra la pelvi renale e l’uretere.
- Resezione della stenosi: la porzione di tessuto che causa l’ostruzione viene rimossa.
- Ricostruzione del GPU: la pelvi renale e l’uretere vengono ricongiunti con una sutura, creando un nuovo passaggio per l’urina.
- Posizionamento di uno stent: un piccolo tubo (stent doppio J) viene inserito nell’uretere per mantenere pervio il nuovo GPU durante la guarigione. Lo stent viene rimosso dopo alcune settimane.
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Applicazioni della procedura
Oltre alla correzione della stenosi del GPU, la pieloplastica può essere utilizzata anche in altre situazioni, come:
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- Trattamento di calcoli renali: in alcuni casi, la pieloplastica può essere associata alla rimozione di calcoli renali presenti nella pelvi renale.
- Correzione di anomalie congenite: la pieloplastica può essere utilizzata per correggere malformazioni congenite delle vie urinarie, come l’uretere retrocavo.
- Trapianto renale: in caso di stenosi del GPU nel rene trapiantato, la pieloplastica può essere necessaria per ripristinare il corretto deflusso dell’urina.
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Conclusioni
La pieloplastica è una procedura chirurgica efficace e sicura per il trattamento della stenosi del GPU. Grazie alle moderne tecniche mini-invasive, l’intervento è ben tollerato dai pazienti e garantisce ottimi risultati a lungo termine, preservando la funzionalità renale e migliorando la qualità di vita.
Ureterolitotomia
Definizione
L’ureterolitotomia è una procedura chirurgica a cielo aperto che prevede un’incisione per rimuovere i calcoli (calcoli) dall’uretere. L’uretere è il condotto che trasporta l’urina dai reni alla vescica. Questa procedura è in genere riservata ai casi in cui le tecniche meno invasive, come l’ureteroscopia o la litotripsia extracorporea ad onde d’urto (ESWL), non hanno avuto successo o non sono appropriate.
Indicazioni della procedura
L’ureterolitotomia può essere indicata nei seguenti casi:
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- Calcoli ureterali di grandi dimensioni: Calcoli troppo grandi per essere frammentati o rimossi con tecniche meno invasive.
- Calcoli ureterali situati in posizioni difficili: Calcoli incastrati nell’uretere che non possono essere raggiunti con l’ureteroscopia.
- Anatomia anomala dell’uretere: Difetti anatomici che impediscono l’accesso all’uretere con tecniche meno invasive.
- Fallite procedure meno invasive: Quando l’ESWL o l’ureteroscopia non sono riuscite a rimuovere il calcolo.
- Controindicazioni all’ESWL: Come la gravidanza o la presenza di un pacemaker.
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Descrizione della Tecnica della procedura
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- Anestesia: L’intervento viene eseguito in anestesia generale.
- Incisione: Viene praticata un’incisione nella pelle e nei tessuti sottostanti per accedere all’uretere. La posizione dell’incisione dipende dalla posizione del calcolo nell’uretere.
- Isolamento dell’uretere: L’uretere viene accuratamente isolato dai tessuti circostanti.
- Ureterolitotomia: Viene praticata una piccola incisione nell’uretere per accedere al calcolo.
- Rimozione del calcolo: Il calcolo viene rimosso con apposite pinze.
- Chiusura dell’uretere: L’incisione nell’uretere viene chiusa con suture.
- Posizionamento di uno stent: In alcuni casi, può essere posizionato uno stent (un piccolo tubo) nell’uretere per favorire il drenaggio dell’urina e prevenire la formazione di stenosi.
- Chiusura dell’incisione: L’incisione nella pelle e nei tessuti sottostanti viene chiusa con suture o graffette.
Applicazioni della procedura
L’ureterolitotomia è una procedura efficace per la rimozione dei calcoli ureterali, con un alto tasso di successo. Tuttavia, è una procedura più invasiva rispetto alle tecniche meno invasive e comporta un rischio maggiore di complicanze, come sanguinamento, infezione e lesioni agli organi adiacenti.
Complicanze:
Le possibili complicanze dell’ureterolitotomia includono:
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- Sanguinamento
- Infezione
- Lesioni agli organi adiacenti, come l’intestino o i vasi sanguigni
- Stenosi ureterale (restringimento dell’uretere)
- Formazione di fistole (connessioni anomale tra l’uretere e altri organi)
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Considerazioni
L’ureterolitotomia è una procedura chirurgica che deve essere eseguita da un chirurgo esperto in un ambiente ospedaliero. La scelta della procedura più appropriata per la rimozione dei calcoli ureterali dipende da diversi fattori, tra cui le dimensioni e la posizione del calcolo, l’anatomia del paziente e la presenza di eventuali controindicazioni alle tecniche meno invasive.
Cistolitotomia
Definizione
La cistolitotomia è una procedura chirurgica che prevede l’incisione della vescica per rimuovere i calcoli vescicali. A differenza della cistolitotrissia, che frammenta i calcoli, la cistolitotomia prevede la rimozione del calcolo intero.
Indicazioni della procedura
La cistolitotomia è indicata nei seguenti casi:
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- Calcoli vescicali di grandi dimensioni: Quando i calcoli sono troppo grandi per essere frammentati con la cistolitotrissia.
- Calcoli vescicali duri: Calcoli composti da sostanze che non possono essere frantumate facilmente (ad esempio, ossalato di calcio monoidrato).
- Ostruzione del collo vescicale: Quando l’ostruzione impedisce il passaggio dei frammenti di calcolo dopo la cistolitotrissia.
- Diverticoli vescicali: Presenza di sacche nella parete vescicale che possono intrappolare i calcoli.
- Anatomia sfavorevole: Anomalie anatomiche che rendono difficile o impossibile l’accesso endoscopico alla vescica.
- Fallite cistolitotrissie: Quando i precedenti tentativi di frammentazione dei calcoli sono falliti.
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Descrizione della Tecnica della procedura
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- Anestesia: La procedura viene eseguita in anestesia generale o spinale.
- Incisione: Viene praticata un’incisione cutanea sull’addome inferiore, sopra l’osso pubico.
- Apertura della vescica: La vescica viene esposta e incisa.
- Rimozione del calcolo: Il calcolo viene individuato e rimosso.
- Chiusura della vescica: La vescica viene chiusa con suture riassorbibili.
- Posizionamento di un catetere: Un catetere vescicale viene posizionato per drenare l’urina.
- Chiusura della ferita: La ferita cutanea viene chiusa con suture o punti metallici.
Applicazioni della procedura
Oltre alla rimozione dei calcoli vescicali, la cistolitotomia può essere utilizzata per:
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- Rimuovere corpi estranei dalla vescica.
- Trattare lesioni o tumori della vescica.
- Riparare fistole vescico-vaginali.
- Eseguire biopsie della parete vescicale.
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Complicanze:
Come ogni intervento chirurgico, la cistolitotomia può comportare alcune complicanze, tra cui:
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- Sanguinamento.
- Infezione.
- Lesioni agli organi adiacenti (intestino, ureteri).
- Formazione di fistole.
- Incontinenza urinaria.
- Stenosi uretrale.
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Considerazioni
La cistolitotomia è una procedura chirurgica efficace per la rimozione dei calcoli vescicali, soprattutto in casi specifici. La scelta tra cistolitotomia e cistolitotrissia dipende da diversi fattori, tra cui le dimensioni e la composizione dei calcoli, le condizioni generali del paziente