Di seguito, troverete un elenco dettagliato e suddiviso per categorie patologiche delle principali procedure chirurgiche adottate in EMATOLOGIA
1. PROCEDURE SUL MIDOLLO OSSEO
Biopsia del midollo osseo
Descrizione
La biopsia del midollo osseo è una procedura diagnostica fondamentale in ematologia che consente di ottenere un campione di midollo osseo per l’analisi microscopica. Questa analisi fornisce informazioni cruciali sulla produzione delle cellule del sangue e può aiutare a diagnosticare e monitorare diverse condizioni ematologiche.
Il campione può essere ottenuto mediante:
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- Aspirato midollare: prelievo di una piccola quantità di midollo liquido mediante aspirazione con una siringa.
- Agoaspirato midollare: simile all’aspirato, ma con l’utilizzo di un ago più sottile.
- Biopsia ossea: prelievo di un piccolo frammento di tessuto osseo contenente midollo.
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Indicazioni
La biopsia del midollo osseo è indicata in diverse situazioni cliniche, tra cui:
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- Diagnosi di malattie ematologiche: leucemie, linfomi, mielomi, anemie, sindromi mielodisplastiche, ecc.
- Stadiazione di tumori ematologici: valutazione dell’estensione della malattia.
- Monitoraggio della risposta al trattamento: verifica dell’efficacia della terapia.
- Valutazione di cause di citopenie: carenza di globuli rossi, globuli bianchi o piastrine.
- Diagnosi di malattie infettive o infiammatorie: come la tubercolosi o la sarcoidosi.
- Valutazione di febbri di origine sconosciuta.
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Tecnica della Procedura
La biopsia del midollo osseo viene solitamente eseguita in regime ambulatoriale o in day hospital. I siti di prelievo più comuni sono:
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- Cresta iliaca posteriore: la parte posteriore dell’osso iliaco del bacino.
- Sterno: l’osso piatto al centro del torace.
- Tibia: l’osso della gamba, utilizzato principalmente nei bambini.
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La procedura prevede i seguenti passaggi:
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- Preparazione: il paziente viene posizionato sul fianco o prono, a seconda del sito di prelievo. La zona viene disinfettata e anestetizzata localmente.
- Inserimento dell’ago: un ago speciale viene inserito attraverso la cute e il tessuto sottocutaneo fino a raggiungere l’osso.
- Aspirazione/Agoaspirato: per l’aspirato midollare, viene aspirata una piccola quantità di midollo liquido.
- Biopsia ossea: per la biopsia ossea, viene inserito un ago più grande e viene prelevato un piccolo frammento di tessuto osseo.
- Rimozione dell’ago e medicazione: l’ago viene rimosso e la zona viene medicata.
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Applicazioni della Procedura
L’esame del midollo osseo, ottenuto tramite biopsia, permette di valutare:
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- Cellularità del midollo: la quantità di cellule presenti.
- Morfologia cellulare: la forma e le caratteristiche delle cellule.
- Rapporto mieloide/eritroide: il rapporto tra le cellule che producono globuli bianchi e quelle che producono globuli rossi.
- Presenza di cellule anomale: come cellule tumorali o infiammatorie.
- Presenza di microrganismi: come batteri o funghi.
- Depositi di ferro: per la diagnosi di malattie come l’emocromatosi.
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Complicanze
La biopsia del midollo osseo è una procedura generalmente sicura, ma come ogni intervento medico, può comportare alcune complicanze, seppur rare:
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- Sanguinamento: soprattutto in pazienti con problemi di coagulazione.
- Infezione: raramente può verificarsi un’infezione nella sede del prelievo.
- Dolore: è normale avvertire un po’ di dolore durante e dopo la procedura.
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Conclusioni
La biopsia del midollo osseo è una procedura diagnostica essenziale in ematologia. Fornisce informazioni cruciali per la diagnosi, la stadiazione e il monitoraggio di diverse condizioni ematologiche. La procedura è generalmente sicura e ben tollerata dai pazienti.
Trapianto di midollo osseo
Descrizione
Il trapianto di midollo osseo (TMO) è una procedura medica complessa utilizzata in ematologia per trattare una varietà di malattie del sangue e del sistema immunitario. Questa procedura prevede la sostituzione del midollo osseo malato o danneggiato di un paziente con cellule staminali emopoietiche sane, che possono provenire dal paziente stesso (trapianto autologo) o da un donatore (trapianto allogenico).
Indicazioni della Procedura
Il TMO è indicato per il trattamento di diverse malattie ematologiche, tra cui:
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- Leucemie acute e croniche
- Linfomi
- Mieloma multiplo
- Anemia aplastica
- Talassemia
- Immunodeficienze congenite
- Alcune malattie metaboliche ereditarie
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Tecnica della Procedura
La tecnica specifica per la raccolta, il condizionamento e l’infusione delle cellule staminali può variare a seconda del tipo di trapianto, della malattia del paziente e di altri fattori individuali. Il TMO si articola in tre fasi principali:
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Raccolta delle cellule staminali:
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- Trapianto autologo: le cellule staminali vengono raccolte dal sangue periferico del paziente mediante aferesi, un processo che separa le cellule staminali dalle altre componenti del sangue.
- Trapianto allogenico: le cellule staminali vengono raccolte dal midollo osseo del donatore (solitamente prelevate dalle ossa del bacino) o dal suo sangue periferico tramite aferesi.
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Condizionamento:
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- Prima del trapianto, il paziente viene sottoposto a un regime di condizionamento chemioterapico e/o radioterapico. Questo serve a distruggere il midollo osseo malato, sopprimere il sistema immunitario e creare spazio per le nuove cellule staminali.
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Infusione:
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- Le cellule staminali raccolte vengono infuse nel paziente attraverso un catetere venoso centrale, simile a una trasfusione di sangue. Le cellule staminali migrano nel midollo osseo, dove iniziano a produrre nuove cellule del sangue sane.
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Applicazioni della Procedura
Oltre alle indicazioni già menzionate, il TMO viene sempre più utilizzato per il trattamento di altre malattie, come:
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- Sclerosi multipla
- Lupus eritematoso sistemico
- Alcune forme di cancro solido
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Complicanze e Rischi
Il TMO è una procedura complessa che comporta rischi e complicanze significativi, tra cui:
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- Infezioni
- Sanguinamento
- Malattia del trapianto contro l’ospite (GvHD)
- Fallimento del trapianto
- Tossicità d’organo
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Follow-up
Dopo il trapianto, i pazienti richiedono un attento monitoraggio e follow-up a lungo termine per valutare l’attecchimento delle cellule staminali, gestire le complicanze e prevenire le recidive.
Conclusione
Il trapianto di midollo osseo è una procedura salvavita per molti pazienti con malattie ematologiche. Tuttavia, è una procedura complessa con rischi significativi. La decisione di sottoporsi a un TMO deve essere presa dopo un’attenta valutazione dei rischi e dei benefici, in consultazione con un ematologo esperto.
2. PROCEDURE SULLA MILZA
Splenectomia
Descrizione
La splenectomia è una procedura chirurgica che prevede la rimozione completa o parziale della milza. La milza è un organo situato nella parte superiore sinistra dell’addome, sotto le costole. Svolge diverse funzioni importanti nel corpo, tra cui:
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- Filtraggio del sangue: rimuove i globuli rossi vecchi o danneggiati, batteri e altri detriti.
- Produzione di globuli bianchi: produce linfociti, un tipo di globuli bianchi che aiutano a combattere le infezioni.
- Riserva di sangue: immagazzina globuli rossi e piastrine, che possono essere rilasciati nel flusso sanguigno in caso di necessità.
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Indicazioni della procedura
La splenectomia può essere indicata in diverse situazioni, tra cui:
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- Traumi: rottura della milza a seguito di un trauma addominale.
- Malattie ematologiche:
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- Ipersplenismo: condizione in cui la milza diventa iperattiva e distrugge un numero eccessivo di cellule del sangue, causando anemia, leucopenia e trombocitopenia.
- Sferocitosi ereditaria: malattia genetica che causa la produzione di globuli rossi anomali, che vengono distrutti dalla milza.
- Talassemia: gruppo di malattie genetiche che causano la produzione di emoglobina anomala, con conseguente anemia e necessità di trasfusioni frequenti.
- Porpora trombocitopenica idiopatica (PTI): malattia autoimmune in cui il sistema immunitario attacca e distrugge le piastrine, causando sanguinamento e lividi.
- Leucemia: cancro del sangue che può coinvolgere la milza.
- Linfoma: cancro del sistema linfatico che può coinvolgere la milza.
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- Altre condizioni:
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- Cisti spleniche: sacche piene di liquido che si formano nella milza.
- Tumori splenici: tumori benigni o maligni che si sviluppano nella milza.
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Tecnica della procedura
La splenectomia può essere eseguita con due tecniche principali:
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- Splenectomia laparoscopica:
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- Questa tecnica mini-invasiva prevede l’inserimento di piccoli strumenti chirurgici e di una telecamera attraverso piccole incisioni nell’addome.
- Il chirurgo visualizza l’interno dell’addome su un monitor e rimuove la milza attraverso una delle incisioni.
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- Splenectomia a cielo aperto:
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- Questa tecnica tradizionale prevede un’incisione più grande nell’addome per accedere direttamente alla milza.
- Il chirurgo rimuove la milza e controlla eventuali sanguinamenti.
- Questa tecnica può essere necessaria in caso di milza molto grande, aderenze o complicanze.
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- Splenectomia laparoscopica:
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Applicazioni della procedura in ematologia
La splenectomia è una procedura importante in ematologia per il trattamento di diverse malattie del sangue, tra cui:
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- Ipersplenismo: la rimozione della milza può migliorare significativamente l’anemia, la leucopenia e la trombocitopenia associate all’ipersplenismo.
- Sferocitosi ereditaria: la splenectomia può ridurre la distruzione dei globuli rossi e migliorare l’anemia.
- Talassemia: la splenectomia può ridurre la necessità di trasfusioni di sangue in alcuni pazienti con talassemia.
- PTI: la splenectomia può aumentare la conta piastrinica e ridurre il rischio di sanguinamento in pazienti con PTI che non rispondono ad altri trattamenti.
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Complicanze
La splenectomia è generalmente una procedura sicura, ma come qualsiasi intervento chirurgico comporta alcuni rischi, tra cui:
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- Sanguinamento: durante o dopo l’intervento.
- Infezioni: dopo l’intervento, i pazienti sono a maggior rischio di sviluppare infezioni, in particolare da batteri capsulati come Streptococcus pneumoniae, Haemophilus influenzae e Neisseria meningitidis. Per questo motivo, è fondamentale vaccinarsi contro questi batteri prima dell’intervento.
- Lesioni ad altri organi: come il pancreas, lo stomaco o l’intestino.
- Trombosi venosa profonda: formazione di coaguli di sangue nelle vene profonde, che possono migrare ai polmoni e causare embolia polmonare.
- Pancreatite: infiammazione del pancreas.
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Conclusioni
La splenectomia è una procedura chirurgica efficace per il trattamento di diverse malattie ematologiche e non. La scelta della tecnica chirurgica dipende dalle condizioni del paziente e dalle preferenze del chirurgo.
3. PROCEDURE SUI LINFONODI
Biopsia del linfonodo
Descrizione
La biopsia del linfonodo è una procedura chirurgica che prevede la rimozione di un intero linfonodo o di una sua porzione per l’esame al microscopio. Questo esame è fondamentale in ematologia per diagnosticare diverse condizioni, tra cui linfomi, infezioni e altre malattie che colpiscono il sistema linfatico.
Indicazioni della Procedura
La biopsia del linfonodo è indicata in presenza di:
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- Linfonodi ingrossati o dolenti: persistenti o di causa sconosciuta.
- Sospetto di linfoma: Hodgkin o non-Hodgkin.
- Sospetto di infezioni: tubercolosi, infezioni fungine, ecc.
- Sospetto di metastasi: diffusione di cellule tumorali da altri organi.
- Malattie infiammatorie: sarcoidosi, lupus eritematoso sistemico.
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Tecnica della Procedura
La biopsia del linfonodo può essere eseguita in diversi modi, a seconda della posizione e delle dimensioni del linfonodo interessato. Le principali tecniche includono:
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- Biopsia escissionale: rimozione dell’intero linfonodo.
- Biopsia incisionale: rimozione di una porzione del linfonodo.
- Agoaspirato: prelievo di cellule e fluidi dal linfonodo mediante un ago sottile.
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La tecnica chirurgica varia in base al tipo di biopsia e alla localizzazione del linfonodo. In generale, la procedura prevede:
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- Disinfezione della cute: nella zona in cui verrà effettuata l’incisione.
- Anestesia locale: per ridurre il dolore durante la procedura.
- Incisione cutanea: per accedere al linfonodo.
- Isolamento del linfonodo: dai tessuti circostanti.
- Rimozione del linfonodo o di una sua porzione: a seconda del tipo di biopsia.
- Emostasi: per controllare eventuali sanguinamenti.
- Sutura della ferita: con punti riassorbibili o non riassorbibili.
- Medicazione: per proteggere la ferita.
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Nel caso di agoaspirato, la procedura è meno invasiva e prevede l’inserimento di un ago sottile nel linfonodo per aspirare cellule e fluidi.
Applicazioni della Procedura
La biopsia del linfonodo fornisce informazioni cruciali per la diagnosi e la stadiazione di diverse condizioni ematologiche, tra cui:
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- Linfomi: permette di identificare il tipo di linfoma, il grado di aggressività e la presenza di eventuali mutazioni genetiche.
- Leucemie: in alcuni casi, può essere utile per valutare il coinvolgimento dei linfonodi.
- Infezioni: consente di identificare l’agente patogeno responsabile dell’infezione.
- Metastasi: permette di determinare l’origine del tumore primario e la sua estensione.
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Complicanze
Le complicanze della biopsia del linfonodo sono rare e includono:
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- Sanguinamento:
- Infezione:
- Dolore:
- Formazione di cicatrici:
- Linfedema: gonfiore causato dall’accumulo di linfa nella zona interessata.
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Conclusioni
La biopsia del linfonodo è una procedura diagnostica fondamentale in ematologia. Fornisce informazioni essenziali per la diagnosi, la stadiazione e il trattamento di diverse condizioni che colpiscono il sistema linfatico.
4. PROCEDURE SUI VASI SANGUIGNI
Cateterizzazione venosa centrale
Descrizione
Il catetere venoso centrale (CVC) è un dispositivo medico utilizzato per ottenere un accesso vascolare affidabile e a lungo termine. Viene inserito in una vena centrale di grosso calibro, come la vena giugulare interna, la vena succlavia o la vena femorale, e la sua punta raggiunge la vena cava superiore, vicino all’atrio destro del cuore.
Indicazioni della procedura
Le indicazioni per l’inserimento di un CVC sono molteplici e includono:
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- Somministrazione di farmaci: Chemioterapia, antibiotici, nutrizione parenterale totale (NPT)
- Monitoraggio emodinamico: Misurazione della pressione venosa centrale (PVC), della pressione arteriosa polmonare (PAP) e della gittata cardiaca
- Emodialisi: Accesso vascolare per la dialisi in pazienti con insufficienza renale
- Trasfusioni di sangue e derivati
- Prelievo di campioni di sangue
- Somministrazione di fluidi in pazienti con disidratazione grave
- Accesso venoso in pazienti con vene periferiche difficili
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Tecnica della procedura
La tecnica di inserimento di un CVC varia a seconda del sito di inserimento scelto. In generale, la procedura prevede i seguenti passaggi:
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- Preparazione del paziente: Il paziente viene posizionato in modo supino con la testa girata dal lato opposto al sito di inserimento. La cute viene disinfettata con una soluzione antisettica e viene applicato un telo sterile.
- Anestesia locale: Viene iniettato un anestetico locale nella zona di inserimento del catetere.
- Puntura della vena: Il medico utilizza un ago per pungere la vena prescelta. La corretta posizione dell’ago viene verificata mediante aspirazione di sangue venoso.
- Inserimento della guida: Attraverso l’ago viene inserita una guida metallica flessibile nella vena.
- Inserimento del catetere: Il catetere viene fatto scorrere sulla guida fino a raggiungere la posizione desiderata.
- Rimozione della guida: La guida viene rimossa e il catetere viene fissato alla cute con punti di sutura o con un cerotto.
- Controllo radiologico: Viene eseguita una radiografia del torace per verificare la corretta posizione del catetere.
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Applicazioni della procedura
Come accennato in precedenza, il CVC ha molteplici applicazioni in ambito clinico. In particolare, il suo utilizzo è fondamentale in pazienti critici che necessitano di un accesso venoso affidabile per la somministrazione di farmaci, fluidi e nutrizione. Il CVC è inoltre utilizzato in pazienti oncologici sottoposti a chemioterapia, in pazienti con insufficienza renale cronica sottoposti a emodialisi e in pazienti con patologie croniche che richiedono la somministrazione di terapie endovenose a lungo termine.
Conclusioni
Il catetere venoso centrale è un dispositivo medico fondamentale in molte situazioni cliniche. La sua corretta gestione e manutenzione sono essenziali per prevenire complicanze e garantire un accesso venoso sicuro ed efficace.
Posizionamento di port-a-cath
Descrizione
Il posizionamento di un Port-a-Cath (PAC) è una procedura chirurgica mini-invasiva che prevede l’impianto di un catetere venoso centrale a lungo termine. Il PAC è composto da due parti principali:
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- Catetere: Un tubo sottile e flessibile, in silicone o poliuretano, inserito in una vena centrale (solitamente la vena succlavia, giugulare interna o femorale).
- Camera di accesso (port): Un piccolo serbatoio in titanio o plastica con una membrana in silicone, impiantato sottocute, solitamente nella regione pettorale.
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Il catetere è collegato alla camera di accesso, consentendo l’accesso ripetuto al sistema venoso centrale senza la necessità di punture venose periferiche ripetute.
Indicazioni della Procedura
In ematologia, il posizionamento di un PAC è indicato per pazienti che necessitano di:
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- Chemioterapia: Somministrazione di farmaci chemioterapici, alcuni dei quali possono essere vescicanti o irritanti per le vene periferiche.
- Terapia di supporto: Trasfusioni di sangue, emoderivati o fluidi.
- Nutrizione parenterale totale (NPT): Somministrazione di nutrienti per via endovenosa.
- Somministrazione di farmaci: Antibiotici, antivirali, antifungini, analgesici.
- Prelievo di sangue: Per esami di laboratorio.
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Tecnica della Procedura
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- Preparazione:
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- Il paziente viene sottoposto a valutazione preoperatoria, inclusi esami del sangue, ECG e radiografia del torace.
- Viene eseguita l’anestesia locale nella zona di inserimento del PAC.
- La cute viene disinfettata e viene allestito un campo sterile.
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- Inserimento del catetere:
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- Sotto guida ecografica, viene inserito un ago nella vena prescelta.
- Attraverso l’ago viene introdotta una guida metallica.
- L’ago viene rimosso e il catetere viene fatto avanzare sulla guida fino alla posizione desiderata (vena cava superiore).
- La guida viene rimossa.
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- Creazione della tasca sottocutanea:
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- Viene praticata una piccola incisione nella regione pettorale.
- Mediante dissezione smussa, viene creata una tasca sottocutanea per alloggiare la camera di accesso.
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- Connessione e posizionamento:
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- Il catetere viene tunnellizzato sottocute e connesso alla camera di accesso.
- La camera di accesso viene posizionata nella tasca sottocutanea.
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- Chiusura:
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- La tasca sottocutanea e l’incisione cutanea vengono chiuse con punti di sutura.
- Viene applicata una medicazione sterile.
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- Preparazione:
Applicazioni della Procedura in Ematologia
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- Leucemie acute e croniche: Somministrazione di chemioterapia, terapia di supporto e trasfusioni.
- Linfomi: Somministrazione di chemioterapia, immunoterapia e terapia di supporto.
- Mieloma multiplo: Somministrazione di chemioterapia, terapia di supporto e trasfusioni.
- Disordini della coagulazione: Somministrazione di fattori della coagulazione e trasfusioni.
- Anemie: Trasfusioni di sangue e somministrazione di farmaci stimolanti l’eritropoiesi.
- Trapianto di cellule staminali ematopoietiche: Somministrazione di chemioterapia ad alte dosi, terapia di supporto e infusione di cellule staminali.
Vantaggi del Port-a-Cath
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- Accesso venoso a lungo termine: Riduce la necessità di punture venose ripetute.
- Minore rischio di infezioni: Rispetto ai cateteri venosi centrali non tunnellizzati.
- Maggiore comfort per il paziente: Migliora la qualità di vita dei pazienti che necessitano di terapie a lungo termine.
- Somministrazione di farmaci vescicanti: Consente la somministrazione sicura di farmaci chemioterapici irritanti per le vene periferiche.
Complicanze
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- Infezione: La complicanza più frequente, prevenibile con adeguate misure di asepsi.
- Trombosi: Formazione di un coagulo di sangue nel catetere, che può occluderlo o embolizzare.
- Spostamento del catetere: Rara complicanza, che può richiedere il riposizionamento.
- Ematoma: Raccolta di sangue nella zona di inserimento.
- Pneumotorace: Lesione del polmone durante l’inserimento del catetere, rara ma potenzialmente grave.
Conclusioni:
Il posizionamento di un Port-a-Cath è una procedura sicura ed efficace per garantire un accesso venoso centrale a lungo termine in pazienti ematologici. La procedura è ben tollerata dalla maggior parte dei pazienti e offre numerosi vantaggi rispetto ad altri tipi di accessi venosi.
5. ALTRE PROCEDURE
Plasmaferesi
Definizione
La plasmaferesi è una procedura medica extracorporea che prevede la separazione del plasma sanguigno dagli altri componenti cellulari (globuli rossi, globuli bianchi e piastrine). Il plasma rimosso può essere sostituito con una soluzione di ricambio (plasma fresco congelato, albumina o soluzione salina) oppure trattato e reinfuso nel paziente.
Indicazioni della procedura
La plasmaferesi terapeutica viene utilizzata per rimuovere dal sangue sostanze nocive o in eccesso che contribuiscono a diverse patologie. Alcune delle principali indicazioni includono:
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- Malattie autoimmuni:
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- Miastenia gravis
- Sindrome di Guillain-Barré
- Lupus eritematoso sistemico
- Sclerosi multipla
- Porpora trombotica trombocitopenica
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- Discrasie plasmatiche:
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- Crioglobulinemia
- Macroglobulinemia di Waldenström
- Ipercolesterolemia familiare omozigote
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- Intossicazioni:
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- Avvelenamento da farmaci
- Sovradosaggio da sostanze tossiche
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- Malattie autoimmuni:
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Tecnica della procedura
La plasmaferesi viene eseguita utilizzando un separatore cellulare. Il sangue del paziente viene prelevato tramite un accesso venoso, generalmente un catetere venoso centrale o una fistola artero-venosa. Il sangue entra nel separatore cellulare dove, tramite centrifugazione o filtrazione, viene separato in plasma e componenti cellulari. Il plasma viene raccolto in una sacca, mentre le cellule del sangue vengono restituite al paziente attraverso lo stesso accesso venoso. La procedura dura generalmente da 1 a 4 ore, a seconda del volume di plasma da scambiare e delle condizioni del paziente.
Esistono due principali tecniche di plasmaferesi:
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- Centrifugazione: Il sangue viene separato in base alla densità dei suoi componenti tramite una centrifuga.
- Filtrazione: Il plasma viene separato dalle cellule sanguigne attraverso una membrana porosa.
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La scelta della tecnica dipende dalle condizioni del paziente, dalla patologia da trattare e dalla disponibilità di attrezzature.
Applicazioni della procedura
Oltre alle indicazioni terapeutiche sopra menzionate, la plasmaferesi può essere utilizzata anche per:
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- Raccolta di plasma per trasfusioni: Il plasma raccolto da donatori sani viene utilizzato per la produzione di farmaci plasmaderivati o per trasfusioni a pazienti con carenze di fattori della coagulazione.
- Ricerca scientifica: La plasmaferesi può essere utilizzata per studiare la composizione del plasma e il ruolo di diverse proteine plasmatiche in varie patologie.
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Complicanze
La plasmaferesi è generalmente una procedura sicura, ma come ogni intervento medico può comportare alcuni rischi, tra cui:
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- Ipotensione: Dovuta alla rimozione di un volume significativo di plasma.
- Reazioni allergiche: Possibili in caso di utilizzo di plasma o soluzioni di ricambio.
- Infezioni: Associate all’accesso venoso.
- Sanguinamento: Raro, ma possibile in pazienti con disturbi della coagulazione.
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Conclusioni
La plasmaferesi è una procedura efficace e versatile utilizzata in diverse aree dell’ematologia. La sua corretta applicazione, in pazienti selezionati e con un’attenta gestione delle possibili complicanze, può contribuire significativamente al miglioramento della qualità di vita dei pazienti affetti da diverse patologie.
Leucaferesi
Descrizione
La leucaferesi è una procedura medica che permette di separare e raccogliere i leucociti (globuli bianchi) dal sangue periferico di un paziente o di un donatore. Questa tecnica utilizza un separatore cellulare, una macchina che preleva il sangue, lo separa nelle sue componenti (globuli rossi, globuli bianchi, plasma e piastrine) e raccoglie selettivamente i leucociti, reintroducendo gli altri componenti nel circolo sanguigno.
Indicazioni della procedura
La leucaferesi può essere utilizzata sia a scopo terapeutico che per la raccolta di cellule staminali.
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Terapeutica:
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- Riduzione della conta leucocitaria in pazienti con leucemia acuta o cronica, soprattutto in caso di iperleucocitosi con complicanze.
- Trattamento di alcune malattie autoimmuni, come la sindrome da anticorpi antifosfolipidi o la porpora trombotica trombocitopenica.
- Rimozione di cellule specifiche del sistema immunitario in pazienti con malattie infiammatorie o trapianto di organi.
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Raccolta di cellule staminali:
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- Raccolta di cellule staminali ematopoietiche (CSE) da donatori per trapianto allogenico.
- Raccolta di CSE da pazienti per trapianto autologo, dopo chemioterapia ad alte dosi.
- Raccolta di linfociti per l’immunoterapia adottiva, come la terapia con cellule CAR-T.
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Tecnica della procedura
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- Preparazione: Il paziente o il donatore viene sottoposto ad una valutazione medica per accertare l’idoneità alla procedura. In alcuni casi, potrebbe essere necessaria la somministrazione di farmaci per aumentare la produzione di leucociti (G-CSF).
- Accesso vascolare: Viene inserito un ago o un catetere venoso periferico di grosso calibro, solitamente in una vena del braccio. In alcuni casi, può essere necessario l’utilizzo di un catetere venoso centrale.
- Connessione al separatore cellulare: Il sangue viene prelevato dal paziente e fatto passare attraverso il separatore cellulare.
- Separazione e raccolta: Il separatore cellulare, tramite centrifugazione o filtrazione, separa i leucociti dagli altri componenti del sangue. I leucociti vengono raccolti in una sacca, mentre gli altri componenti vengono reinfusi nel paziente.
- Monitoraggio: Durante la procedura, vengono monitorati i parametri vitali del paziente (pressione arteriosa, frequenza cardiaca, saturazione di ossigeno) e la conta leucocitaria.
- Completamento: La durata della procedura varia a seconda del volume di sangue da processare e del numero di leucociti da raccogliere. Al termine, l’ago o il catetere vengono rimossi e viene applicata una medicazione compressiva.
Applicazioni della procedura
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- Ematologia: La leucaferesi è ampiamente utilizzata in ematologia per il trattamento di leucemie acute e croniche, linfomi e mielomi.
- Oncologia: La raccolta di CSE tramite leucaferesi è fondamentale per il trapianto di midollo osseo, sia autologo che allogenico.
- Immunologia: La leucaferesi può essere utilizzata per il trattamento di malattie autoimmuni e per la raccolta di linfociti per l’immunoterapia.
- Trapiantologia: La leucaferesi può essere utilizzata per la preparazione del ricevente al trapianto di organi solidi, riducendo il rischio di rigetto.
Considerazioni
La leucaferesi è una procedura generalmente sicura e ben tollerata. Tuttavia, come ogni procedura medica, può comportare alcuni rischi e complicanze, tra cui:
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- Effetti collaterali lievi: capogiri, nausea, brividi, formicolio alle estremità.
- Complicanze rare: infezioni, sanguinamento, reazioni allergiche, ipotensione, aritmie cardiache.
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Piastrinoaferesi
Descrizione
La piastrinoaferesi è una procedura medica specializzata che consente di raccogliere le piastrine dal sangue di un donatore, separandole dagli altri componenti e restituendo questi ultimi al donatore stesso.
Indicazioni della procedura
La piastrinoaferesi è indicata nei casi in cui è necessario aumentare rapidamente il numero di piastrine nel sangue di un paziente. Le principali indicazioni includono:
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- Trombocitopenia grave: una condizione in cui il numero di piastrine nel sangue è molto basso, aumentando il rischio di sanguinamento.
- Trapianto di midollo osseo: i pazienti sottoposti a trapianto di midollo osseo spesso necessitano di trasfusioni di piastrine per prevenire o trattare emorragie.
- Chemioterapia: la chemioterapia può causare una diminuzione del numero di piastrine, rendendo i pazienti più suscettibili alle emorragie.
- Chirurgia: in alcuni interventi chirurgici, in particolare quelli che comportano un elevato rischio di sanguinamento, può essere necessaria la trasfusione di piastrine.
- Malattie ematologiche: alcune malattie del sangue, come la leucemia e la sindrome mielodisplastica, possono causare una diminuzione della produzione di piastrine.
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Tecnica della procedura
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- Preparazione: il donatore viene sottoposto a una valutazione medica per assicurarsi che sia idoneo alla donazione. Viene misurata la pressione sanguigna, la temperatura corporea e il livello di emoglobina.
- Inserimento degli aghi: vengono inseriti due aghi, uno in ciascuna vena del braccio.
- Raccolta del sangue: il sangue viene prelevato da un braccio e fatto passare attraverso il separatore cellulare.
- Separazione delle piastrine: il separatore cellulare separa le piastrine dagli altri componenti del sangue.
- Restituzione del sangue: gli altri componenti del sangue vengono restituiti al donatore attraverso l’altro braccio.
- Raccolta delle piastrine: le piastrine vengono raccolte in una sacca apposita.
- Fine della procedura: una volta raccolte le piastrine, gli aghi vengono rimossi e viene applicata una medicazione sui punti di inserimento.
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La durata della procedura varia a seconda del donatore e della quantità di piastrine da raccogliere, ma in genere dura circa 1-2 ore.
Applicazioni della procedura
Le piastrine raccolte mediante piastrinoaferesi vengono utilizzate per trasfusioni a pazienti che necessitano di un aumento del numero di piastrine nel sangue. Le principali applicazioni includono:
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- Prevenzione e trattamento delle emorragie: le piastrine sono essenziali per la coagulazione del sangue e la prevenzione delle emorragie.
- Supporto ai pazienti oncologici: la chemioterapia e la radioterapia possono danneggiare il midollo osseo, riducendo la produzione di piastrine.
- Trapianto di organi e tessuti: le trasfusioni di piastrine possono essere necessarie per prevenire emorragie dopo un trapianto di organi o tessuti.
- Trattamento di malattie ematologiche: alcune malattie del sangue, come la leucemia e la sindrome mielodisplastica, possono causare una diminuzione della produzione di piastrine.
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Considerazioni
La piastrinoaferesi è una procedura sicura ed efficace per la raccolta di piastrine. Tuttavia, come ogni procedura medica, comporta alcuni rischi, tra cui:
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- Reazioni allergiche: alcuni donatori possono manifestare reazioni allergiche ai materiali utilizzati nella procedura.
- Ematomi: possono formarsi ematomi nel punto di inserimento degli aghi.
- Infezioni: raramente, può verificarsi un’infezione nel punto di inserimento degli aghi.
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È importante che i donatori siano informati sui rischi e i benefici della piastrinoaferesi prima di sottoporsi alla procedura.
Conclusioni:
La piastrinoaferesi è una procedura medica importante che consente di raccogliere piastrine per la trasfusione a pazienti che ne hanno bisogno. La procedura è generalmente sicura ed efficace, ma è importante che i donatori siano informati sui possibili rischi e benefici.